PORTALE RIMBAUD
(multilingue)
contiene innumerevoli pagine in continua espansione: per girar pagina, cliccare a fondo margine



[...segue dal saggio di Verlaine]
Arthur Rimbaud
L'ETERNITA' & RIMBAUD


In quest'ordine di idee, Les veilleurs - lirica che purtroppo non è piú in nostro possesso e che la nostra memoria non saprebbe ricostruire - ci hanno lasciato l'impressione piú forte che mai versi ci abbiano prodotta. Poesia d'una vibrazione, d'una vastità, d'una tristezza sacra! E d'un tale accento di sublime desolazione, da farci ritenere in verità che sia quanto di piú bello, e di gran lunga, Arthur Rimbaud abbia mai scritto.

Parecchie altre liriche di prim'ordine ci sono cosí passate per le mani, che un caso malevolo e il turbine di viaggi passabilmente accidentati ci hanno fatto smarrire. Scongiuriamo pertanto qui i nostri amici noti o ignoti che possedessero Les veilleurs, Accroupissements, Les pauvres à l'église, Les réveilleurs de la nuít, Douaniers, Les mains de Jeanne-Marie, Soeurs de charité e ogni altra composizione firmata con quel nome prestigioso, di volercela far giungere, per il caso probabile in cui il presente lavoro dovesse venir completato. In nome dell'onore delle Lettere, reiteriamo loro questa nostra preghiera. I manoscritti saranno religiosamente restituiti, appena fattane copia, ai loro generosi proprietari. E' tempo di pensare a concludere questo saggio, che ha preso tali proporzioni per le eccellenti ragioni che seguono.

Il nome e l'opera di Corbière e quelli di Malarmé sono assicurati per l'avvenire: gli uni echeggeranno sulle labbra degli uomini, le altre in tutte le memorie degne di loro. Corbière e Mallarmé hanno pubblicato: piccola, immensa cosa. Rimbaud, troppo sdegnoso, piú sdegnoso ancora di Corbière che almeno ha scaraventato il suo volume in faccia al secolo, non ha voluto stampar nulla in fatto di versi.

Una sola lirica, d'altronde prontamente rinnegata o sconfessata da lui, è stata inserita a sua insaputa - e fu cosa ben fatta - nella prima annata della «Renaissance», verso il 1873. S'intitolava Les corbeaux. I curiosi potranno assaporare questi versi patriottici, ma patriottici molto, che noi per quanto ci riguarda gustiamo assai; ma non basta ancora. Siamo fieri di offrire ai nostri contemporanei intelligenti buona parte di questo ghiotto bocconcino, dell'autentico Rimbaud!

Se avessimo consultato Rimbaud (del quale ignoriamo l'indirizzo, del resto immensamente vago), egli ci avrebbe probabilmente sconsigliato d'intraprendere questo lavoro, per quanto lo concerne.

Maledetto dunque da se stesso, questo Poeta Maledetto! Ma l'amicízia e la devozione letteraria che sempre professeremo per lui ci hanno dettato queste righe, rendendoci indiscreti. Tanto peggio per lui! Tanto meglio, nevvero?, per voi. Non tutto andrà perduto, dei tesoro dimenticato da questo piú che noncurante possessore; e se abbiamo commesso un delitto, ebbene, felix culpa!

Dopo qualche soggiorno a Parigi, seguito da diverse peregrinazioni più o meno spaventose, Rimbaud mutò rotta e lavorò (lui!) nel genere ingenuo, quanto mai e volutamente troppo semplice, usando soltanto assonanze, vocaboli vaghi, frasi infantili o popolaresche. Compi cosí prodigi di tenuità, di autentica morbidezza, d'un fascino quasi inapprezzabile a furia d'essere gracile ed esile...

Ma il poeta scompariva. Intendiamo parlare del poeta corretto nel senso un po' speciale del termine.

Ne segui uno stupefacente prosatore. Un manoscritto il cui titolo ci sfugge e che conteneva strani misticismi e i piú acuti scorci psicologici, cadde in mani che lo smarrirono senza ben sapere che cosa facevano.

Une saison en enfer, apparsa a Bruxelles nel 1873, presso Poot et C., 37, Rue aux Choux, sprofondò completamente in un mostruoso oblio, dato che l'autore non s'era minimamente curato del « lancio». Aveva ben altro da fare.

Corse tutti i continenti, tutti gli oceani, poveramente, fieramente (ricco d'altronde, se avesse voluto, per condizioni di famiglia e posizione), dopo avere scritto. ancora in prosa una serie di superbi frammenti, Les illuminations, irrimediabilmente perduti, a quanto temiamo.

Egli diceva nella sua Saison en enfer: «La mia giornata è fatta. Lascio l'Europa. L'aria marina brucerà i miei polmoni, i climi perduti mi conceranno».

Tutto questo è bellissimo e l'uomo ha mantenuto la parola. L'uomo in Rimbaud è libero: questo fatto è troppo chiaro e noi glielo abbiamo concesso fin da principio, con una riserva assai legittima, che accentueremo per concludere. Ma non abbiamo avuto ragione, noi, pazzi per questo poeta, di prenderla, quest'aquila, e di tenerla imprigionata in questa gabbia, sotto questa etichetta, e non potremmo per giunta e soprappiú (se la Letteratura dovesse vedere compiersi una tale perdita) esclamare con Corbière, il suo fratello maggiore, non il suo grande fratello - ironicamente? no; malinconicamente? ah, sí; furiosamente? eccome!

e' spento
quest'olio santo,
e spento
il sagrestano...

PAUL VERLAINE

* * * * *


Rimbaud disegnato da Munsch

I DESERTI DELL'AMORE

I

Si tratta, questa volta, della Donna che ha veduta nella città, e cui ha parlato e che mi parla.

Ero in una camera, senza lume. Mi si venne a dire ch'ella era in casa mia: e io la vidi nel mio letto, tutta mia, senza lume. Fui molto commosso, tanto più perché era la casa familiare: così un'angoscia mi prese. Ero cencioso, io, ed ella, una mondana che si dava: bisognava che se ne andasse! Un'angoscia senza nome: la presi e la lasciai cadere fuor dal letto, quasi nuda; e, nella mai indicibile debolezza, le caddi sopra, e con lei mi trascinai sui tappeti, senza lume! La lampada familiare arrossava, una dopo l'altra, le camere vicine. Allora, la donna sparì. Io versai più lacrime di quante Dio abbia potuto mai chiedere.

Escii nella città senza fine. Oh, stanchezza! Annegato nella notte sorda e nella fuga della felicità. Era come una notte d'inverno, con una neve per soffocare decisamente il mondo. Falsamente rispondevano gli amici, c ui gridavo: «Dov'è?». Fui davanti le vetrate di là dalle quali tutte le sere ella va: correvo in un giardino sepolto. Mi hanno respinto. Per tutto questo piangevo enormemente. Da ultimo, sono disceso in un luogo pieno di polvere e, seduto su travi, con quella notte ho lasciato finire tutte le lacrime del mio corpo. - E il mio esaurimento tuttavia mi tornava sempre.

Ho compreso ch'Ella apparteneva alla sua vita di tutti i giorni; e che l'attimo di bontà più lungo sarebbe a riprodursi che una stella. Non è tornata, e non ritornerà mai più, l'adorabile che si era recata nella mia casa: cosa questa che mai avrei presunta, Davvero, quella volta ho pianto più di tutti i fanciulli del mondo.



II

E' certo, la stessa campagna. La stessa casa rustica dei miei genitori: la medesima sala, nella quali i sopraporti sono pastorellerie bruciacchiate, con armi e leoni. Per il pranzo, v'è un salotto con candele, vini e intarsii antichi. La tavola da pranzo e grandissima. Le serve! Erano parecchie, tanto che me ne sono ricordato. - C'era là uno dei miei giovani amici d'un tempo, prete e vestito da prete; adesso: era per essere più libero. Mi ricordo la sua camera di porpora, coi vetri di carta gialla: e i suoi libri, nascosti, che erano stati bagnati nell'Occano. Io ero abbandonato, in quella casa di campagna sterminata: leggendo nella cucina, asciugando il fango dei miei abiti davanti agli ospiti, tra le conversazioni del salotto: commosso fino alla morte dal murmure del latte del mattino e della notte del secolo scorso.

Ero in una camera oscurissima: che facevo?
Una domestica mi venne vicino: posso dire ch'era un cagnolino: benché fosse bella e d'una nobiltà materna per me inesprimibile: pura, conosciuta, tutta grazia! Ella mi pizzicò il braccio.

Non ricordo bene né meno piú il suo volto: non è per rammentarmi il suo braccio, di cui ho stretto la pelle tra le mie dita; né la sua bocca, che la mia colse come una piccola onda disperata, consumante senza fine qualche cosa. La rovesciai in una cesta di cuscini e di vele, in un angolo buio. Non mi rammento che le sue mutandine con i pizzi bianchi.

Poi, o disperazione, la parete diventò vagamente l'ombra degli alberi, ed io mi sono inabissato sotto la tristezza amorosa della notte.

* * *


Fotomontaggio di Rimbaud a New York

FELICITA'

O stagioni, o castelli, quale anima è senza difetti?
O stagioni, o castelli,
ho fatto il magico studio della felicità che nessuno elude.
Oh, viva lei, ogni volta che canti il gallo gallico.
Ma non avrò più desideei: essa s'è incaricata della mia vita.
Questo incanto! prese anima e corpo e disperse ogni sforzo.
Come comprendere la mia parola? Bisogna ch'essa fugga e voli!
O stagioni, o castelli!


NOTTURNO VOLGARE

Un soffio apre brecce melodrammatiche negli
assiti, scompiglia i sostegni dei tetti corrosi,
disperde i limiti dei focolari, eclissa le vetrate.

Lungo la vigna, appoggiandomi col piede a una
gronda, sono sceso in questa carrozza la cui epoca
e abbastanza chiaramente indicata dai cristalli
convessi, dai pannelli rigonfi e dai sofà contorti.
Carro funebre del mio sonno, isolato, casa di
pastore della mia sciocchezza, il veicolo gira
sull'erbetta dello stradone cancellato: e in un guasto
del cristallo a destra, là in alto, volteggiavano le
smorte. figure lunari, foglie, seni.

- Un verde e un turchino intensissimi invadono l'immagine.

Staccar dei cavalli nei pressi d'una macchia di ghiaia.

- Qui si fischierà per l'uragano, e le Sodome e le Solime, e le bestie feroci e le armate.

(Postiglione e bestie di sogno torneranno sotto i boschi
più soffocanti, per immergermi fino agli occhi
nella sorgente di seta?).

E mandarci, frustati attraverso le acque
ciangottanti e le bevande versate, a rotolare
sull'abbaio dei mastini...

- Un soffio disperde i limiti del focolare.



GIOVINEZZA

I
DOMENICA

I calcoli da parte, l'inevitabile discesa dal cielo e la visita dei ricordi e l'adunanza dei ritmi occupano la dimora, la testa c'il mondo dello spirito. - Un cavallo fugge sul campo di corse suburbano, lungo le coltivazioni e i boschi, trafitto dalla peste carbonica. Una miserabile donna da dramma, in qualche parte del mondo, sospira dopo improbabili abbandoni. I desperados languono dopo l'uragano, l'ebbrezza e le ferite. Bimbetti soffocano maledizioni lungo i fiumi.

Riprendiamo lo studio al rumore dell'opera divorante che si raduna e risale nelle masse.

II
SONETTO

Uomo di costituzione ordinaria, la carne non era un frutto sospeso nel verziere - o giornate d'infanzia! - il corpo un tesoro da prodigare: - oh, amare, il pericolo o la forza di Psiche? La terra aveva versanti fertili di principi e artisti, e la discendenza e la razza vi spingevano ai delitti e ai lutti: il mondo, la vostra fortuna e il vostro pericolo. Ma ora, adempiuto questo lavoro, tu, i tuoi calcoli - tu, le tue impazienze - sono ormai soltanto la vostra danza e la vostra voce, non fissate né forzate, benché ragioni d'un duplice evento di invenzione e di successo - nell'umanità fraterna, e discreta per l'universo senza immagini; - la forza e il diritto riflettono la danza e la voce ora soltanto apprezzate.

III VENT'ANNI

Le voci istruttive sbandite... L'ingenuità fisica amaramente racquetata... - Adagio. - Ah! l'egoi- srno indefinito dell'adolescenza, l'ottimismo studioso: come il mondo era pieno di fiori quest'estate! Le arie e le forme morenti... - Un coro, per calmare l'impotenza e l'assenza! Un coro di bicchieri, di melodie notturne... Infatti, i nervi stanno per lanciarsi alla caccia.

IV GUERRA

Bambino, certi cieli hanno affinato la mia ottica: tutti i caratteri diedero una sfumatura alla mia fisionomia. - Ora, l'inflessione eterna dei momenti e l'infinito delle matematiche mi incalzano per questo mondo dove subisco tutti i successi civili, rispettato dall'infanzia strana e dalle affezioni enormi. - Penso a una guerra, di diritto o di forza, d'una logica quanto mai imprevedibile.

E' semplice, come una frase musicale.


Rimbaud collage

SILENZIO

Senti come bramisce presso le acacie, in aprile, la frasca verdeggiante del pisello!
Nel suo netto vapore, verso Febea! vedi agitarsi la testa dei santi d'un tempo...

Lungi dalle macine, dai promontori, dai bei tetti, quei cari Vecchi vogliono questo filtro sornione.

Ora, né feriale né astrale è la bruma che s'esala da questo effetto notturno.
Tuttavia, essi restano giustamente - Sicilia, Germania - in questa nebbia triste e pallida.


LACRIMA

Lontano dagli uccelli, dai greggi, dalle villanelle,
bevevo, accoccolato in qualche landa circondata dai
boschi di nocciuoli, in una tepida e verde foschia
pomeridiana.

Che cosa potevo bere in quella giovine Oise - olmi
senza voce, erba senza fiori, cielo coperto -, che
cosa attingevo alla zucca di colocasia? Qualche
liquor d'oro insipido, e che fa sudare.
Parevo una brutta insegna d'albergo. Poi
l'uragano mutò il cielo, fino a sera: furono paesi neri,
laghi, pertiche, colonnate sotto la notte azzurra,
stazioni.

L'acqua dei boschi si perdeva in sabbie vergini, il
vento scagliava dal cielo ghiaccioli ai pantani... E
dire che, come un pescatore d'oro o di conchiglie,
non mi sono dato pensiero di bere!



Sketch di Rimbaud


L'ETERNITÀ

È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato col sole.
Anima sentinella, mormoriamo la confessione della notte così nulla e del giorno infuocato.
Dagli umani suffragi, dagli slanci comuni là ti liberi e voli a seconda...

Poiché soltanto da voi, o braci di raso, il dovere si esala senza che si dica: finalmente.
Là, nessuna speranza, nessun orietur. Scienza con pazienza, il supplizio è sicuro.
È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato col sole.







NELLE PAGINE SEGUENTI:
TUTTA L’OPERA DI RIMBAUD,
CON TESTI ORIGINALI E TRADUZIONI,
BIOGRAFIE VARIE, SAGGI CRITICI, IMMAGINI D’EPOCA E
TANTA, TANTA PASSIONE!
ET VOILÀ!...

POESIE
italiano / français
OPERE VARIE incl.ALBUM ZUTIQUE
italiano / français
ILLUMINATIONS
italiano / français
ILLUMINATIONS
English
UNE SAISON EN ENFER
italiano / français
A SEASON IN HELL
English
SAGGI & VARIE, e anche:
~ Saggio di Verlaine 1
~ Saggio di Verlaine 2 + poesie
italiano
BIOGRAFIE & NOTIZIE
italiano
CORRESPONDANCE
italiano / français / English
BIOGRAPHIES & ESSAYS
English
ALL POEMS
English



<< Precedente > Home < Seguente >>

Clicca per andare a casa di Daubmir
Copyright © 2007~Daubmir & Kinkazzo
Powered by Blogger